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29 Aprile 2020
 
 
 
 
 

Nel giorno in cui il Signore Risorto dice di essere la porta che conduce alla vita vera, anche la nostra Chiesa diocesana è invitata a mettersi in ascolto del Signore, per sentirlo mentre chiama le sue pecore, ciascuna per nome, per rimettere al centro della nostra vita, delle nostre scelte, la sua presenza: è Lui il faro che guida la nostra barca nei momenti di buio, è Lui il Buon Pastore che ci chiama per nome e ci chiede di seguirLo.

La vocazione infatti non è un ambito ristretto solo a coloro che si stanno facendo delle domande sulla propria vita, o per chi sta pensando di diventare prete: la vocazione, l’essere chiamati dal Signore per la felicità piena, è l’esperienza quotidiana dell’essere discepoli del Signore, propria di ogni battezzato. Anche in questo tempo particolare possiamo riconoscere le piccole o grandi chiamate di ogni giorno: chi esce per lavorare, fare la spesa, portare gli alimenti sulla porta di casa di parenti anziani; chi rimane nella propria abitazione seguendo le lezioni, studiando, occupandosi delle faccende domestiche e così via. Queste chiamate sono segni di una chiamata più grande, sono riflessi di quella vocazione ricevuta nel Battesimo a vivere come figli di Dio che assume nell’ordinario di ogni giorno dei tratti specifici, conducendoci man mano a prendere una forma definitiva piuttosto che un'altra nella propria vita.

Oggi possiamo riconoscere che il tempo che stiamo vivendo, Dio ci sta spingendo a guardare avanti e a guardarci dentro. È un tempo complesso, difficile, di distanza fisica, di sospensione e cambiamento della nostra quotidianità più spicciola, di desideri e di mancanze. Questo tempo può diventare tempo prezioso, fecondo. È nella sospensione di tante attività, nel crearsi di uno spazio vuoto, subito non riempito, non finalizzato, che può emergere in noi un fascio di desideri, di “mancanze” appunto. Passioni, sogni, desideri spiccioli ma anche vuoto, voglia di niente, pensieri distruttivi, disorientamento, apatia. È in questo fascio di mozioni che appunto si “muove” Dio in noi.

La volontà di Dio, tanto nominata e faticosamente perseguita, spesso è immaginata come una coperta pesante che piove dall’alto e fa sparire l’uomo dietro a una fumosa idea di bene. Esiste invece un’armonia, un accordo di intenzioni tra Dio e l’uomo che si incontrano nel desiderio profondo, vero, che riempie, che sazia. Di fronte a questo tutti gli altri desideri “superficiali” impallidiscono e perdono la nostra attenzione. È questa l’immensità di bene che Dio ha per noi: consegnarci le cose più belle e lasciarcele scegliere, senza toglierci nulla se decidiamo di scegliere altro. Ecco che le parole di Gesù “io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” sprigionano tutta la loro forza in termini di pienezza, vicinanza e amore.

Certo non è facile e così come per imparare si ha bisogno di qualcuno che insegni e per camminare qualcuno che aiuti a rialzarsi ad ogni caduta, allo stesso modo per scoprire la nostra personale “chiamata”, soprattutto nello smarrimento e nell’incertezza che caratterizza il tempo presente, è necessario ascoltare una voce amica che ti suggerisca i passi da fare e, nel suggerirteli, ti stringa la mano quando sembra impossibile riuscire a farli.

L’ augurio per questo giorno è quello di imitare il silenzio assordante che aleggia sulle nostre strade imparando a far silenzio dentro di noi, per scorgere quei fantasmi che si agitano nel nostro cuore che ci impediscono di camminare e crescere, come dice Papa Francesco, per potere invece ascoltare e credere alla parola del Signore Gesù: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”(Gv 6, 20). Ci vuole coraggio per seguire le orme che un Padre ci traccia, ci vuole coraggio per non cedere allo sconforto del non senso e per gustare la bellezza di una vocazione che si scopre giorno dopo giorno.

Non c’è un momento, un giorno fissato: Lui passa e chiama, oggi, adesso. “Nella circostanza che ci fa vivere compie questo miracolo: ci apre gli occhi! Ci fa vedere quale realtà è davanti a noi, che cosa veramente vale nella vita, che cosa c'è veramente di grande a cui guardare. Certo questo vuol dire fermarsi, fermarsi perché vuole dire ritrovare il presente, l'istante da vivere ora … è nel presente, ora, che il Signore agisce.” (Omelia Vescovo Giovanni, 22 marzo 2020).

Che questo tempo allora possa essere un tempo prezioso da vivere con tutte le sue fatiche e contraddizioni, per scendere sempre di più in noi stessi e davanti agli occhi di un Altro, per poter ritornare a guardare ciò che ci circonda con un senso nuovo. Il nostro e… Suo.


Tiziano, Matteo, Marino e Riccardo
30 aprile 2020

 
 
 
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