Il buon pastore, III sec. d.C. – Catacombe di Priscilla, Roma
Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. (Gv 10,10)
Che compito grande che è affidato a ciascuno di noi! Che tutti possano conoscere, riconoscere questa vita che ci è data. Una vita, poi, in abbondanza, una vita piena, una vita grande, una vita degna di questo nome.
Oggi è la grande Giornata di Preghiera per le Vocazioni e la Chiesa ha sempre scelto la IV Domenica di Pasqua perché è la domenica del Buon Pastore in cui il Vangelo ci pone davanti questa figura grande di questo Pastore che ha a cuore la vita delle pecore, ha a cuore la vita di ciascuno. E come è bello riconoscere che queste pecore conoscono la sua voce, la conoscono, ne sento profondamente il richiamo, c’è una corrispondenza profonda con la loro vita. La voce di Dio è qualcosa che corrisponde pienamente alla natura del nostro cuore, perché il nostro cuore l’ha fatto Lui. “Ci hai fatti per Te - dice S. Agostino - e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te” (Conf. 1.1.1. “fecisti nos ad te et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te”). E questo cuore che riconosce quella voce che ci chiama, che ci chiama alla vita, e ci chiama alla vita in abbondanza.
Il grande titolo di questa Giornata di pregheria per le vocazioni è “Datevi al meglio della vita!”. E che cos’è il meglio della vita se non che questa vita sia piena, sia compiuta sia per qualcosa di grande. In fondo la tristezza più grande sarebbe vivere inutilmente vivere senza che la nostra vita produca quel frutto che è chiamata a compiere, che è chiamata a dare.
C’è una bellissima immagine che i nostri amici seminaristi hanno scritto in una lettera, in una testimonianza che è pubblicata sul sito del seminario che mi ha molto colpito. I nostri amici dicono che stiamo vivendo un tempo veramente strano: "Dio ci sta spingendo a guardare avanti e a guardarci dentro. È un tempo complesso, difficile, di distanza fisica, di sospensione e cambiamento della nostra quotidianità più spicciola, di desideri e di mancanze. Questo tempo può diventare tempo prezioso, fecondo". Perché in questa sospensione non c’è un vuoto! Anzi, paradossalmente in questo vuoto Dio parla, Dio ci conduce, Dio ci chiama. Ed è il cuore che lo riconosce, è il nostro che è fatto di Lui, che ci fa riconoscere quello che è essenziale.
Quante volte ce lo ha ripetuto il papa in questi giorni; ci ha chiesto di andare all’essenziale della nostra vita, a quella parola che ci chiama a dire di sì, perché è in questo sì che si sviluppa tutta la nostra vita.
Pensiamo alla grande figura di S. Giuseppe che l’altro ieri abbiamo celebrato. Quell’uomo ha detto sì difronte a qualcosa che non sospettava minimamente. Ma in quel sì ha aderito, ha aderito alla vocazione di un altro, di Dio, e realmente ora è diventato il custode di tutta la chiesa.
Così anche noi nel nostro sì quotidiano e nel nostro sì che possiamo dare al Signore con tutta la nostra vita, noi realmente sperimentiamo il meglio della vita, sperimentiamo la vita che fiorisce e la vita che è prodotta in abbondanza, che da frutto per tutto il mondo.